Agosto 2020.
Ottimo, la lancetta della benzina rimane inchiodata sullo zero anche a macchina accesa. Già non mi diverte rimanere a secco su una macchina in prestito, figurati poi in periferia di Bologna…
Un francese disse “una 205 GTi val bene un po’ di benzina” e pazienza che questa 205 sia la meno prestante 1.6 da 115CV, qualche chilo di zavorra sul posteriore non guasterà visto che con le bare voglio averci a che fare il meno possibile.
Chiariamoci: non è colpa delle auto, nonostante trazione anteriore e seduta alta siano “difetti imperdonabili”, ma di tutte quelle persone che sostengono la supremazia delle Uno Turbo e compagnia su “metà listino dell’anno corrente”, gente che sento elevare posteriori ballerini e motori bruschi come uniche caratteristiche delle vere auto sportive da quando usavo il Wakaba come propic di Facebook.
Sì, ero un JDM bimbominchia.
La mia repulsione per le bbbare è cresciuta di pari passo con la popolarità dei social, mi sembrava una colossale cazzata che schiere di utenti considerassero un’utilitaria con troppi cavalli, un telaio ridicolo e la tendenza a spedire il guidatore per boschi… il Nirvana della guida sportiva.
La 205 è tra le migliori bare? Allora non mi piace, ancora meno con il serbatoio vuoto.
Il suo tappo benzina è uno dei dettagli estetici più famosi, ma siccome non ricordo da che parte si trova, entra in gioco la legge di Murphy e sbaglio lato della pompa; non c’è il servosterzo e fare manovra comporta uno sforzo disumano, magari è il cosmo che mi avvisa di ritornare in palestra prima o poi (ND, nel 2022 il poi non è ancora arrivato).
Tra due ore scoprirò che il mio fisico e la 205 abbiamo una qualità comune: facciamo ridere, ma lei per i motivi giusti.
Per accorgersene basta poco, già una piattissima rotonda fatta a velocità discreta suggerisce qualcosa.
Non è quanto la 205 tenga la strada, è l’ampissima visibilità offerta dai gracili montanti anteriori che permette traiettorie garibaldine, basta una rapida occhiata per accertarsi che i due sottili pezzi di lamiera non nascondano alcun guastafeste e ci si lancia dentro la curva; d’altro canto gli specchietti retrovisori sono clamorosamente piccoli e inutili tanto che, da fermi, per immettersi in strada è decisamente più efficace ruotare la testa e scrutare il traffico.
Fissatelo negli occhi e non mostratevi spaventati, dimenticatevi che in caso di incidente ogni veicolo attorno a voi è capace di squarciare la vostra francese come quel grissino tagliava il tonno a pinne gialle. Mi sento quell’indifeso quattordicenne appeso al plasticoso Yamaha Neo’s, quando ero impaurito da ogni automobilista che scorgevo non essere attento al volante… ma oggi ho dalla mia parte la rapidità, 115CV e meno di 900kg con i quali lascio alle mie spalle l’orda di crossover bianchi semaforo dopo semaforo, rotonda dopo rotonda.
Per caso è tornato di moda il colore verde? In un pomeriggio ho incrociato tre Mini Countryman color pino guidate da apparenti cloni della stessa ragazza: avevamo in comune la tinta, ma la 205 fa parte della massa a modo suo. Vert Sorrento fuori, moquette e sedili che riprendono la tonalità: immaginate se la 208 di oggi venisse proposta con simili sprazzi di vivacità, o magari con un tessuto denim come la 106 Lee… invece le cuciture delle Peugeot di oggi sbiadiscono dopo un anno e vi notificano sul telefono quanto spenderete per il tagliando.
Non c’è più spazio per il divertimento.
Contro l’afa di luglio posso solo abbassare i finestrini, eppure l’aria che invade l’abitacolo non separa la velocità percepita da quella indicata dalla strumentazione Veglia, quasi non sembra di guidare un’auto vecchia; con il lato deprimente dell’Emilia ormai alle spalle, è sempre più piacevole stare dentro la GTi e anche la seduta “a tavola dalla nonna” ormai non mi turba più, giusto in tempo per la mia strada preferita.
“205, vedi di non fare cazzate”
“Bezzi, je suis une voiture e faccio quello che mi dice chi siede sul siège a gauche: vedete di non farle Voi”
“… ma veramente su internet non dicono così. Però grazie per il voi”.
Tre curve. Tanto è bastato per capire davvero quanto sia divertente la 205 e, di riflesso, quanto io sia un pirla.
Se già in territorio felsineo mi aveva bisbigliato di essere un’ottima macchina, ora è Tiziano Crudeli che mi urla a due centimetri dall’orecchio “TE L’AVEVO DETTO” e muovo il volante, più alza la voce.
Tra una marcia e l’altra mi sembra di mescolare la polenta, il cruscotto vibra a ogni buca con preoccupanti rumori plastici (Metcalfe dice che era così anche da nuova e mi fido), ma non me ne frega assolutamente nulla.
Terza-quarta, il motore cala solamente di mille giri rimanendo pronto per dare tutti quei 115 cavalli e quando giro il volante ho la distinta sensazione che la 205 stia letteralmente facendo perno intorno a me, un connubio di gesti che la macchina premia con sensazioni bellissime, roba che non ti aspetti da un’utilitaria e per giunta originale.
Perché questa GTi ha solo uno scarichetto da SuperGiovane giusto per rompere le balle alla fauna e agli abitanti dei paesi che attraverso, nemmeno l’accoppiata dischi anteriori/tamburi posteriori ha subito upgrade risultando comunque adeguata, con il bonus che non serve frequentare palestre per far funzionare il pedale di mezzo.
Una giallissima moto dei primi anni 2000 compare nello specchietto centrale, l’unico che conserva un’utilità, ed è chiaro che il centauro sia impaziente di passarmi: egli non sa che il tratto precedente alla Svolta è tra i miei preferiti e col cavolo che rallento proprio ora. “Porta pazienza che qualche stridio di gomme te lo devi sorbire”.
Rapido e indolore, lo faccio cortesemente passare non appena la strada si raddrizza e ci salutiamo all’unisono; la mano è ancora fuori dal finestrino che lui è già sparito, il tempo di due pieghe.
In effetti le Firestone Multihawk che mi ritrovo sui cerchi da 14” ispirati a quelli da terra delle 205 Gruppo B sono un po’ delle gommacce, in curva si lamentano abbastanza presto… ma chi mi dice che le Michelin MXV di primo equipaggiamento non fossero peggio?
Non è ironico che, dopo aver passato anni a guidare quotidianamente una MX-5 con semislick stia ridendo come un deficiente al volante di una scatoletta gommata con quattro sottomarche?
Di nuovo tutto solo con la francese, mi sento ormai pronto per arrivare al dunque.
Mollo il gas a metà curva, di quarta.
La 205 allarga il posteriore, me lo fa capire per tempo e correggo con un moderato controsterzo la situazione.
Tutto qua.
Niente scocca piegata in fondo a un calanco o sangue sui sedili verdi, che effettivamente non farebbe molto pendant, poco cinema.
“… te l’avevo detto che je suis une voiture. E comunque je ne parle même pas”.
Mi sento gratificato dopo questi chilometri.
Ho riscoperto il piacere di avere per le mani qualcosa che, pur essendo un mero mezzo meccanico inanimato percepisco come vivo e progettato per divertire, seppur con qualche compromesso; saranno pure dettagli insignificanti, ma vedere due lancette che si muovono e accorgersi di una tangibile corrispondenza meccanica a ogni input è impagabile, qualcosa che non provavo da anni.
Se fumassi, qua in cima alla collina starei seduto sul ciglio della strada ammirando le pieghe della lamiera esaltate dal verde, pensare che per le riviste dell’epoca “filetti rossi, codolini in plastica e grandi cerchi in lega” [cit.] rendevano la piccola francese fin troppo appariscente, mentre oggi la guardo e la trovo sobria, equilibrata: i gusti, o le persone, cambiano col tempo, è l’ennesima dimostrazione.
Al posto della paglia per le mani stringo la mia Nikon, ben consapevole che la sua memory card è vuota e senza foto questa roba che state leggendo rimarrà segregata in un file o dispersa in qualche cloud; in anni di esplorazioni notturne a ritmi inutilmente folli ho conosciuto tanti angoli nascosti, fortuna che quel portone di un garage, perfettamente intonato al Verde Sorrento, è ancora dove lo ricordavo e proprio mentre parcheggio, la golden hour colora il cielo di arancione.
Credo sia per me impossibile cogliere il senso delle bare non avendone vissuto l’epoca, quando venni al mondo ci si stava ancora asciugando le lacrime di Imola, ma quello di cui sono sicuro è che questa 205 sia divertente perché appaga chi la guida, chi l’ascolta e chi la guarda, è un’auto che conserva un suo senso anche senza quella nostalgia con la quale tutti, prima o poi, faremo i conti.
E’ accogliente quando vi dà il benvenuto nel suo abitacolo di stoffa e plastica, incanta con il motore pronto nel prendere giri e vi distrae dalla portiera sottile come un foglio di carta, dalla sua sicurezza passiva inesistente; l’inferno di cavi e tubi annidati nel vano motore cozza e noto un filo elettrico che esce dall’attacco dell’ammortizzatore anteriore… esiste qualcosa di più francese?
Sono pochi i difetti nell’esperienza 205 GTi e nessuno fa parte di quei pregiudizi che fino a oggi mi avevano tenuto distante da quest’auto incredibile.
Non sono mai stato così contento di cambiare idea.
Alessandro Bezzi
Grazie ad Andrea per la 205 GTi e alla Galerie Peugeot, in particolare a Fabrizio Taiana per avermi spedito (una vita fa) la Guida all’Identificazione delle Peugeot 205, una risorsa utilissima.